Confidenze estive di un elegante scroccone

E’ una storia che ha dell’incredibile, eppure risulta vera! Antonio Castiello, un elegante viveur bellonese residente a Roma, ritornato nel suo paese natale per un periodo di vacanze, ha raccontato agli amici le sue quotidiane avventure. Tutte le sere “il Bel Antonio” si reca a cena e, tutte le sere non paga perché fa “l’imboscato di professione”. “E’ questione di esperienza, dice Antonio, di tecnica, tanto controllo di sé ed una buona dose di faccia tosta! A Roma io entro ovunque: dal pranzo di beneficenza, alla serata di gala con artisti ed autorità. Il primo appuntamento che non perdo è l’ora dell’aperitivo, di solito alle ore 18.  A Monte Mario l’Associazione Italiana Sommelier offre vini formaggi ed affettati a volontà ed io, puntualmente, sono tra coloro che “degustano”. Poi segue il pranzo e la tecnica per entrare è la seguente: attendo che si crei un po’ di ressa davanti l’entrata e finisco tra la folla pronta a degustare quel rosso da 30 euro al bicchiere. Se qualcosa non va, fingo di essere un giornalista mostrando il mio tesserino ed un biglietto da visita di una rivista americana di cui sono corrispondente. A cena, invece, il problema diventa un po’ più difficile. Con altri “colleghi” avvicino un personaggio chiave che ci indirizzi al posto giusto dove troviamo altri “signori” anche essi “invitati” per l’occasione. Quando saremo seduti nessuno dirà più nulla, mentre fra i veri invitati alcuni resteranno in piedi in attesa di un posto. Se c’è un servizio di sicurezza che controlla l’entrata, mi avvicino al banco della “reception” e riferisco:” Mi chiamo Mario Bianchi, desidero conoscere dove dovrò sedermi”. Mentre la ragazza cerca il mio nome nell’elenco, leggo sui tavoli vicini i nomi degli invitati e scelgo la vittima. “Mi scusi signor Bianchi, ma non trovo il suo nome” interviene la ragazza ed io:” Non si preoccupi, tornerò fra alcuni minuti” e mi allontano. Dopo un quarto d’ora, indossando un abito dal coloro diverso, ritorno e ad un’altra hostess riferisco di chiamarmi come uno dei veri invitati. Il gioco è fatto! Mi siedo, leggo il menù ed ordino il pranzo con la massima serenità, augurando buon appetito al vicino di tavolo”.  

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