Cisas, l’ACMS è un’azienda da sciogliere, i Ladri ed i Corrotti devono risarcire e pagare
Lo scandalo dell'ACMS, dove un centinaio di dipendenti avrebbero, secondo l'impianto accusatorio dei magistrati, truffato, rubato, frodato, attestato il falso, ha fatto schiumare di rabbia migliaia e migliaia di cittadini di Terra di Lavoro e non solo. Mentra da un lato chiedevano che l'azienda non fallisse e non si buttasse in mezzo ad una strada le loro famiglia, dall'altra un cospicuo numero di lavoratori avrebbe commesso un tale numero di nefandezze da inimicarsi tutti i cittadini che non chiedono altro, ora, che la loro testa su un piatto d'argento. “Alla fallimentare Azienda Trasporti ACMS quelli che hanno rubato devono essere licenziati, anche per dimostrare che finalmente si cambia, anche se per intervento della Magistratura”. È quanto ha dichiarato in una nota la Cisas di Caserta, interpretando il desiderio di tutti i cittadini, per decenni vessati dalla mala politica, dalla mala sanità, da un sempre maggiore aumento delle più svariate tasse senza che il servizio reso fosse quantomeno decente – “Da ora, non più collusione ed omertà fra dipendenti, dirigenti ed amministratori” è quanto chiede con durezza la Segreteria della Confederazione CISAS, che già mesi fa era intervenuta con una nota del suo Segretario Regionale, Mario De Florio, uno degli artefici, circa 35 anni fa, della costituzione dell’Azienda Provinciale Trasporti casertana, nata per coordinare e potenziare il trasporto pubblico dei cittadini nelle varie zone della provincia di Caserta. “I due clamorosi risultati, verificatisi in questi giorni per l’intelligente e fattivo impegno della Magistratura e delle Forze dell’Ordine” – prosegue la nota – “si commentano da sé, pur gradendo la opinione pubblica, meno notizie criminose, anche se eclatanti, e più notizie di fatti concreti. Quello che maggiormente interessa ora” – continua la CISAS – “è la grande truffa, perpetrata nel tempo, anche per carenza di veri controlli, presso l’Azienda di Trasporto Pubblico ACMS. Avevamo, mesi fa, parlato della quasi inutilità dell’Azienda ACMS, che non serviva affatto le varie zone della Provincia, – né trasportava studenti o lavoratori. L’Azienda si faceva conoscere prevalentemente per l’affarismo ed il disimpegno del personale, pagato bene ma non sempre corretto, grazie alla copertura di sindacalisti aziendali, che forse andavano controllati dalle loro stesse Confederazioni. Non a caso” – continua la nota della Cisas – “alcuni Sindacati Aziendali, specie quelli dei Settori Trasporto ed Ambiente, sono diventati veicoli di clientelismo, privilegi, malaffare ed assunzioni personalizzate, senza che le loro Segreterie confederali intervengono, anche quando chiamate in causa da lavoratori o dalla opinione pubblica. Dobbiamo, ora, contestare le dichiarazioni di qualche personaggio, che scoppiato il caso ACMS, accusa – solo ora e genericamente – tutti i Sindacati, senza nominare sindacalisti e sigle sindacali operativi nell’Azienda. Ciò è grave” – sottolinea la Cisas – “perché vi sono Sindacati che non gestiscono, nè hanno mai gestito il marciume e la monnezza, che regnava presso l’ACMS. Non si può essere generici. Quando si fa lo “scarica barile”, si deve avere il dovere civile e morale di dire i nomi delle sigle sindacali, che loro hanno coperto per fare, anch’essi, i propri comodi. Perché chi accusa” – chiede la Cisas – “non ha precisato quali erano le sigle sindacali, che ivi regnavano, e non altri ? Tutti quelli che hanno sbagliato devono ora risarcire e pagare i danni. La Magistratura, anche per il duro lavoro svolto dagli inquirenti, deve dare un urgente ed esemplare esempio”.