Sette morti per un selfie. Tragedia per un selfie di gruppo
Viviamo nell’epoca dei selfie, degli autoscatti sempre e ovunque, dei cibi fotografati e poi postati sui social, delle vacanze che diventano la “scusa” solo per accrescere il proprio album di foto virtuale o il numero dei followers da conquistarsi attraverso gli hashtag giusti. C’è però chi proprio non riesce a capire dove stia il limite, sia del buon gusto che, soprattutto, del pericolo. E se i selfie nei luoghi in cui si è consumato il genocidio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, o la strage di Chernobyl, scandalizzano perché ci spingono a domandarci come sia possibile non capire l’orrendo spregio che si fa a una tragedia di tali proporzioni, c’è chi per un autoscatto è disposto persino a rischiare la propria vita. Talvolta perdendola, come è accaduto nel caso di un’imbarcazione sovraccarica si è capovolta mentre solcava le acque di un bacino idrico dell’isola di Giava, in Indonesia. Il bilancio provvisorio è di sette morti e 11 persone tratte in salvo, ma le squadre di soccorso sono alla ricerca di due dispersi. La dinamica dell’incidente è stata chiarita dalla polizia indonesiana: la barca si è rovesciata quando tutti i suoi occupanti si sono concentrati su un lato, per scattare un selfie di gruppo. “Le 20 persone hanno scattato un selfie sul lato destro, poi la barca ha perso l’equilibrio e si è ribaltata” ha dichiarato Ahmad Lufti, capo della polizia di Giava. È stata aperta un’inchiesta per determinare se ci sia stata negligenza da parte degli organizzatori del giro in barca. Lufti ha aggiunto che al timone c’era un ragazzino di 13 anni. Si tratta purtroppo dell’ennesimo incidente nautico con esito tragico in questo 2021, in Indonesia. Nel mese di aprile lo scontro tra due imbarcazioni aveva provocato la morte di tre pescatori, mentre altri 13 risultavano dispersi quando le ricerche furono ufficialmente interrotte. Con il decesso di queste sette persone, c’è una strage silenziosa da selfie. Video e diretta Facebook, una strage continua, una messa in fila di vite sprecate, che davvero è difficile da decifrare con qualsiasi parametro riconducibile al buonsenso della persona umana. Una follia… Una follia che, come rileva il Rapporto Italia 2019 di Eurispes, in sei anni, nel periodo compreso tra il mese di ottobre 2011 e quello di novembre 2017, ha contato ben 259 vittime, giovanissimi che hanno perso la vita nel tentativo di scattarsi un selfie “pericoloso” per poi condividerlo sui social. Ovviamente la macchina della follia dei selfie ha alle spalle un’industria, fatta di fatturati e utili. I selfie scattati ogni giorno sono circa 100 milioni. L’82 per cento dei giovani americani, tra i 18 e i 34 anni, sono soliti farli. E l’aumento della spesa legato a questa attività è pari a circa il 5 per cento. Dal Rapporto, che rilancia uno studio dell’India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, emerge inoltre che la fascia d’età maggiormente coinvolta è quella di età compresa tra i 20 e i 29 anni (e per la quale si contano 106 vittime), a cui segue quella relativa alla fascia 10-19 anni dove le vittime sono ben 76. Altre 20 vittime si contano nella fascia tra i 30 e i 39 anni, 2 tra i 50 e i 59 anni e 3 tra i 60 e i 69 anni. In totale, delle 259 persone rimaste vittime dei selfie estremi, 153 sono uomini, 106 donne. La maggior parte degli incidenti sono avvenuti a causa di cadute dall’alto di palazzi ma anche montagne e scogliere e dall’investimento da parte di treni: in molti casi, nel tentativo di farsi un selfie sui binari.