Il ComEr presenta ricorso al Tar contro conferimenti rifiuti provenienti da Napoli

Un ricorso al TAR Lazio per fermare i conferimenti di rifiuti dagli altri territori. Questa la richiesta che il Comitato Emergenza Rifiuti di San Nicola La Strada, l’Associazione Abitanti Attivi di Santa Maria Capua Vetere ed il Comitato Acqua Pubblica di Caserta hanno presentato al Sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti e a quello di Santa Maria Capua Vetere Giudicianni. Il rischio, secondo i Comitati e le Associazioni firmatarie, è che le continue deroghe al principio di provincializzazione, considerata la difficile situazione che caratterizza lo smaltimento dei rifiuti in regione Campania, non esclusa la provincia di Caserta, possa determinare, con l’anticipato esaurimento della discarica di San Tammaro Maruzzella, e in assenza degli auspicati interventi tipo strutturale (l’estensione della raccolta differenziata porta a porta a tutti i cittadini campani, l’avvio dei tanto sospirati impianti di compostaggio) il drammatico ritorno della crisi anche nei comuni del casertano che fino ad oggi sono riusciti, con difficoltà, a restarne fuori. Così comitati e Associazioni chiedono ai primi cittadini dei due comuni di intervenire dando mandato ad un legale per promuovere un ricorso al TAR Lazio sia contro i provvedimenti che consentono il conferimento presso lo STIR di Santa Maria Capua Vetere che contro l’accordo tra le Province che consente gli sversamenti presso Maruzzella, riappropriandosi finalmente di un ruolo di amministrazione e controllo del proprio territorio, dopo anni di commissariamento statale. Le richieste sono state indirizzate al sindaco della città del foro perché insieme a San Tammaro (con il quale è confinante) è quella che più di tutte, con il conferimento nell’impianto STIR dei rifiuti provenienti dal napoletano sta subendo le conseguenze di tali decisioni sia in termini di rispetto delle regole (si pensi all’artificio di cambiare la provenienza del rifiuto sul formulario al fine di consentire lo sversamento, altrimenti illegittimo, nella discarica di San Tammaro) sia in termini di impatto sull’ambiente e al sindaco del capoluogo perché oggi Caserta non subisce il disastro che la vide affogare nei rifiuti nel 20008 ma corre seriamente il rischio che tra qualche mese si possa ripresentare quella drammatica situazione. La spada di Damocle che pende sulla testa dei casertani è rappresentata dalla città di Napoli che da sola produce più del 40% dei rifiuti dell’intera regione. Se il Comune di Napoli estendesse finalmente la raccolta differenziata porta a porta a tutta la città, dopo gli ottimi risultati conseguiti nei quartieri dove il servizio è partito in via sperimentale ormai più di due anni fa, il problema del conferimento fuori provincia neppure si porrebbe. Per questo,  al di là di inutili solidarismi, i comitati e le associazioni ritengono necessario mettere un freno agli indiscriminati conferimenti di rifiuti provenienti dal napoletano, non perché siamo peggiori di quelli casertani o perché si voglia condannare la città di Napoli a perire sotto i rifiuti,  ma perché questi 16 anni di emergenze continue, risolte sempre spostando altrove il problema,  hanno fatto maturare la consapevolezza che solo mettendo sotto pressione le amministrazioni locali affinché finalmente facciano la loro parte si può sperare che finalmente questa crisi infinita venga risolta. E chi meglio di altri amministratori locali può farlo?

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