Anche a Piedimonte Matese si é svolta la manifestazione “Se non Ora Quando?”
Coerentemente con quanto è avvenuto in tutte le piazze d’Italia, anche a Piedimonte Matese si è svolta oggi la manifestazione “Se non ora quando”, promossa nel comune matesino dall’Associazione della sinistra del Matese, con il patrocinio del Comune. Lo scopo della manifestazione è stato, ed è, quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla considerazione dell’universo femminile, specialmente negli ultimi tempi dove, complice lo scandalo che ha coinvolto il presidente del consiglio, la figura della donna nella società italiana è stata infangata e ridotta a mera merce di scambio. Lo svolgimento della manifestazione è stato articolato in due fasi: la prima è avvenuta in mattinata presso Piazza Carmine, dove i rappresentanti dell’associazione hanno invitato le donne presenti a scrivere un loro pensiero, una loro opinione ed anche una semplice frase sul mondo femminile. In più è stato proiettato un video montaggio sulla penosa vicenda di sesso, droga e minorenni che ha visto come principale protagonista il presidente del consiglio. Nel pomeriggio invece, c’è stato un incontro presso la biblioteca comunale, dove in un primo momento sono stati letti alcuni testi tratti dal libro di Concita De Gregorio, (che hanno toccato vari argomenti dell’universo femminile come la discriminazione sul mondo del lavoro) ed in più la lettura dei pensieri e delle osservazioni raccolte in mattinata. Dopo ciò, ci sono stati gli interventi di Antonietta Fortini, Arianna Bocchiddi e Daniele Cinotti dell’Associazione Sinistra del Matese, di Costantino Leuci e Fiorella D’Angiolillo del PD e di Emilio Iannotta dell’Italia dei Valori, i quali hanno presentato le loro osservazioni sull’argomento ispirando un interessante momento di confronto al quale hanno partecipato i numerosi e le numerose presenti. Il cuore del dibattito ha considerato l’analisi dell’universo femminile, dei diritti e dell’immagine della donna nella società italiana, prendendo spunto anche da un articolo di Claudio Fava, letto ed interpretato da Antonietta Fortini, dove si racconta la storia di una donna siciliana che, rapita e “disonorata”, ebbe il coraggio di rifiutare le inevitabili nozze con il picciotto del paese. L’esempio è quello di una rottura degli schemi che deve essere portato alle generazioni giovanili attraverso un processo di “alfabetizzazione” e di una comunicazione sana dei veri valori fondanti la dignità della persona. Valori continuamente profanati, ha continuato Arianna Bocchiddi, anche oggi, dove i diritti delle donne, in special modo quelli delle immigrate, sono osteggiati da atteggiamenti di intolleranza, ultimo fra tutti l’episodio di una violenza sessuale su una immigrata, compiuta in un centro d’accoglienza da un esponente delle forze dell’ordine). Inevitabile è stato il richiamo alla politica dove la posizione della donna è divenuta frutto di un processo di cooptazione (usando l’espressione molto incisiva usata dal professore Leuci nel suo intervento) dove ad essere valorizzate no n sono le capacità ma gli attributi e le prestazioni fisiche. La situazione attuale non è che il frutto di decenni di sottocultura mediatica, ha concluso nel suo intervento Daniele Cinotti, iniziata negli anni ’80 complici le reti del “biscione”, che ha imposto la figura femminile esaltandone soltanto le peculiarità fisiche degenerando poi nello squallore attuale. La donna non è più protagonista delle battaglie per i propri diritti ma soltanto di ipocrite sortite da parte di chi (vedi la Santanchè, la Mussolini, la Carlucci e tante altre) della propria dignità ne ha fatto merce di scambio per una poltrona. L’unica soluzione, è stata la conclusione, è quella di proseguire sulla strada del dibattito e della partecipazione (coinvolgendo soprattutto le classi giovanili) a tematiche sensibili con l’obiettivo di creare e confrontare opinioni e non di recepire quelle “predigerite& rdquo; di una classe politica lontana dai veri problemi del paese e che, sentiti i commenti delle “donnette” del pdl (prima fra tutte la Gelmini), non sta ad ascoltare ciò che legittimamente reclama la gente. Il vero cambiamento comincia dal popolo, dai giovani, che devono “spingere” e non “intrufolarsi” per affermare le proprie giuste idee .