Unione e contrasto nei Macchiaioli. Suggestioni artistiche e letterarie
“La macchia è la solidità dei corpi di fronte alla luce”. Nella seconda metà dell’800 si ebbe nel Granducato di Toscana un grande fermento artistico. I maggiori intellettuali si riunivano presso il Caffè Michelangelo in cui discutevano riguardo alla tecnica artistica rappresentativa. Il nuovo movimento artistico dei Macchiaioli portò a comprendere che non sono i bordi netti a farci percepire la figura, ma i contrasti dei colori, delle luci e delle ombre, attraverso l’effetto luce variamente graduato, infatti, si iniziò ad osservare l’opera da una distanza maggiore.
Venne abolito il disegno preparatorio ma non la prospettiva geometrica e la profondità. Il primo a teorizzare “la macchia in opposizione alla forma” fu Diego Martelli, critico d’arte e mecenate fiorentino che ricordiamo al fianco di personalità importanti come Telemaco Signorini, il primo ad adottare l’appellativo di Macchiaioli, accettando con ironia lo pseudonimo coniato dalla critica. Le macchie conferivano corposità a differenza delle virgolettature francesi. Fattori risentiva notevolmente del solco dettato dal Caffè Michelangelo, e intendeva “mettere sulla tela le sofferenze fisiche e morali di quello che disgraziatamente accadeva”. Soggetti prediletti da Fattori erano personaggi dediti alla vita militare e al lavoro, in particolare contadini, soldati, pastori. Nell’opera In vedetta o Il muro bianco, i soldati sono ritratti nel momento in cui eseguono la ronda militare. I particolari espressivi del volto e le note descrittive della natura vengono tralasciate, lo spettatore percepisce solo il contatto armonico delle macchie. La prospettiva in questo caso è data dalla parete biancastra che taglia di netto la linea dell’orizzonte. A continuazione del muro i due soldati sono posti in secondo piano e l’atmosfera che emerge sembra conferire un senso di sonnolenza ad un caldo pomeriggio d’estate che ritroviamo in alcune pagine de Il deserto dei Tartari, romanzo di Dino Buzzati, in cui Giovan Battista Drogo svolge il servizio militare presso La Fortezza Bastiani situata in una desolata e sconfinata campagna chiamata appunto deserto “dei Tartari”.
“Il tempo correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro” scriveva Buzzati. In effetti il tempo all’interno della tela di Fattori viene concepito come un qualcosa di denso, eterno, la fatica per cui anche un secondo può sembrare un’eternità.