Giotto in Capitale

Sbarca nella capitala l’artista simbolo del Medioevo, con una mostra straordinaria. Il Complesso del Vittoriano apre le porte a Giotto e il Trecento. Il più sovrano Maestro stato in dipintura, la rassegna di 150 opere, tutte di altissimo livello e di qualità indiscussa, tra cui spiccano i 20 capolavori eseguiti da Giotto (in esposizione a Roma per la prima volta nella storia) apartire dalla monumentale tavola raffigurante la “Madonna col Bambino in trono e due angeli”. L’appuntamento romano arriva a oltre settanta anni dall’ultima grande mostra su Giotto e la pittura in Italia tra fine Duecento e prima metà del Trecento, allestita alla Galleria degli Uffizi nel 1937 per celebrare il sesto centenario della morte del maestro fiorentino.
Giotto e il Trecento presenta una ricostruzione analitica della situazione artistica italiana tra l’ultimo decennio del XIII secolo e la prima metà del XIV secolo, seguendo il tracciato degli spostamenti del maestro nella nostra Penisola ed analizzando le sue innovative soluzioni figurative. Artista-simbolo dell’intero Medioevo, Giotto ebbe una fama straordinaria anche presso i propri contemporanei. La sua personalità artistica fu unanimemente riconosciuta dagli intellettuali del tempo come momento di snodo della cultura pittorica occidentale del tempo come momento di snodo della cultura pittorica occidentale, in un’ottoica anticipatrice dei valori del Rinascimento. Giotto può essere considerato a tutti gli effetti il primo pittore “italiano”, in parallelo con il ruolo svolto da Dante Alighieri nella formazione della nuova lingua nazionale. In oltre cinquant’anni di attività, agli artisti suoi contemporanei e a quelli della generazioni successive, il grande maestro fornì temi stilistici e argomenti di riflessione sulla funzione e la natura delle arti figurative come la rappresentazione tridimensionale dello spazio, il recupero del naturalismo dell’immagine e della figura umana. Introdusse una dimensione affettiva della pittura che divennero, dopo Giotto, aspetti del dibattito artistico. In mostra anche i capolavori di grandi maestri come i pittori Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, gli orafi Andrea Pucci Sardi…
La mostra a Roma non è casuale, ha funzione del ruolo che l’Urbe e i suoi monumenti antichi svolsero nella formazione del linguaggio giottesco. A Roma Giotto lasciò opere importanti, promosse dal cardinale Jacopo Stefaneschi, la cui attività committente è rappresentata dai resti del mosaico della Navicella, del Trittico per la Basilica, dalle immagini di San Pietro e Paolo nel Tesoro di San Pietro, e dai manoscritti conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

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