Internet, i giovani e la politica

 I nuovi partiti politici hanno sempre meno organizzazioni giovanili attive e strutturate. Stanno nascendo  “partiti leggeri”, in mano a gruppi dirigenti poco meno ai giovani.  Dove sono finite le scuole di partito? Un tempo esisteva la storica scuola delle Frattocchie, oggi abbiamo Facebook.
L’articolo della giornalista Maria Laura Rodontà, apparso sul Corriere della Sera, lascia riflettere. Cresce la partecipazione ai “social network”, ma non si traduce in una militanza attiva. Si entra nel mondo degli internauti e dell’impegno.it.
I giovani sembrano interessarsi della politica in altro modo: utilizzando internet. Sta nascendo un nuovo fenomeno, il “clicktivism”. Si clicca, all’interno dei vari social network, per condividere una causa, spesso consigliata da un amico. Questo fenomeno preoccupa però qualche politologo.
Secondo Steve Micah, che si scrive su il “The Guardian”, il “clicktivism” produce l’illusione che navigando su internet si possa trasformare il mondo”. Si tratta però di un’illusione.
Stiamo entrando in un’era post-ideologica e la partecipazione politica diventa emotiva. Ora c’è la rete e ci sono i flash mob, le manifestazioni lampo promosse sul web. Tutto si risolve all’interno di un para-tribalismo astratto. Le nuove divisioni tra tribù giovanili, emo, truzzi, zecche, pariolini-sancarlini, sono evidentemente dei raggruppamenti sociali, ma non hanno niente di politico. Si scivola nel non impegno. Non ci sono più griglie interpretative che permettono di interpretare un fenomeno.
Ci si chiede allora come verrà selezionata una nuova classe politica, preparata e motivata. Forse con i commenti su Facebook? Per ora, c’è comunque il rischio che venga banalizzata.   

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