Sconcerto e meraviglia

La scioccante notizia degli abusi e delle violenze perpetrate ai dannidi minori, accadute nel Villaggio dei ragazzi di Maddaloni,  ha suscitato, tra i cittadini bellonesi ed alcuni ex alunni dell’Istituto, sconcerto e meraviglia. Tutti sono d’accordo nell’affermare che simili vergogne non sarebbero accadute se fosse stato in vita Don Salvatore D’Angelo, colui che volle la realizzazione del Villaggio per ospitare, con sentimenti cristiani, bambini bisognosi di cure e affetto. Un ex alunno del Villaggio, Renato M., ci ha riferito: “Gli educatori e l’insegnante che, con metodi brutali, hanno creduto di impartire lezioni di vita ad esseri indifesi, non hanno fatto altro che calpestare e macchiare la loro missione. L’educatore  è colui che è “Maestro e guida necessaria per il cammino della vita”. E’ colui che gli antichi Greci chiamavano Pedagogo, cioè precettore che lavora alla formazione intellettuale e morale del fanciullo. Costoro, invece, hanno lavorato per distruggere la fanciullezza dei loro alunni, continua Renato M., mettendo in atto metodi che ricordano quelli degli impietosi nazisti: percosse, calci, sputi, parole umilianti e appellativi mortificanti; mancava solo la camera a gas e l’opera sarebbe stata completa per i torturatori del 2011! E se i genitori protestavano, erano minacciati che avrebbero tolto loro la patria potestà sui figli! Trenta anime innocenti offese e mortificate, per futili motivi, da individui che scaricavano la loro rabbia forse perché assillati da problemi personali: la moglie spendacciona, l’amante esigente, sconvolti da insoddisfazioni sessuali oppure perché annoiati dal contatto quotidiano con gli alunni. Bastava licenziarsi, tutto sarebbe finito a…tarallucci e vino ed il loro posto l’avrebbero occupato insegnanti in cerca di un lavoro, meritevoli di essere considerati “veri educatori”. A tutto ciò si aggiunge il vergognoso silenzio di coloro che, preposti ai controlli, fingevano di non sapere contribuendo ,così, ad alimentare l’opera distruttiva di chi utilizzava mortificanti appellativi come: porco, handicappato scemo, o costringeva i ragazzi ad utilizzare docce fredde in pieno inverno, guardare la televisione seduti su sgabelli privi di schienale. Una vergognosa e disumana situazione che, di certo, avrà fatto rivoltare nella tomba il compianto Don Salvatore D’Angelo che, oltre ad essere stato un educatore esemplare, fu per tutti “i suoi ragazzi” un padre affettuoso e premuroso.” Conclude Renato M. mostrando tutta la sua amarezza.

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