Il secondo Cavaliere dell’Apocalisse – “La guerra, il fuoco e la crisi energetica”
L’attribuzione di significato alla simbologia del secondo cavallo rosso è fin troppo chiara, è così descritto:
“Ed ecco, uscì un altro cavallo, rosso, e a colui che stava sopra, fu dato il potere di togliere la pace dalla Terra e di far sì che gli uomini si sgozzassero tra di loro e gli fu consegnata una grande spada”.
Il cavallo del secondo cavaliere è rosso, il colore del fuoco, del sangue. La spada nella Bibbia è il simbolo della guerra per antonomasia. Lo spirito bellicoso e l’incapacità di trovare pace e accordo tra gli uomini sono il maggiore flagello per l’Umanità, ma non solo. La spada e il colore rosso sono anche il simbolo della forma delle fiamme di fuoco che divampano, e delle risorse energetiche. Il pianeta terra sta bruciando ed è devastato dalle guerre. A ciò si deve aggiungere che le risorse energetiche, accumulate dal pianeta in centinaia di milioni, sono oggi consumate a un ritmo elevatissimo. I consumi dei combustibili fluidi, oggi più usati, sono destinati a esaurirsi intorno alla metà di questo secolo. È possibile prevedere che l’attuale modello energetico sia destinato ad entrare in crisi in un futuro ormai prossimo, riflettendosi già da ora sull’instabilità dell’economia mondiale. Senza una regolare disponibilità di energia, la società nella quale viviamo non esisterà in futuro.
La mappa della NASA ha mostrato il pianeta devastato dalle fiamme, si evince chiaramente dall’immagine della Fire Information for Resource Management System dell’Agenzia governativa americana. Sono colpiti da roghi l’Europa nord-orientale, la costa mediterranea, con Grecia e Sud Italia, gli Stati Uniti in California ma anche Siberia, nonché Cina, Malesia e Indonesia, Amazzonia e soprattutto Africa, in particolare la Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Angola, Malawi e Madagascar, e la penisola arabica, mentre in Asia a bruciare sono le coste dell’India. Sembra un macabro avvertimento di una situazione che resta preoccupante.
I conflitti nel mondo del 2021 toccano i cinque continenti. È un mondo in guerra in Africa e America latina, Medio Oriente ed Europa.
Oltre all’attuale violenta crisi umanitaria in Afghanistan, una guerra che procede da venti anni, che proseguirà ben oltre il 2021, e che ha causato più morti che in qualsiasi altro conflitto in corso nel mondo, i morti sono più di 186mila, la guerra prosegue in numerose altre parti del mondo.
Nella penisola indonesiana Aceh, il conflitto tra i ribelli del Movimento Aceh Libero (GAM) e l’esercito indonesiano ha provocato almeno 12mila morti, ma forse 50mila o addirittura 90mila. In Algeria gli estremisti islamici si contrapponevano all’esercito governativo, con oltre 100.000 morti, ora in una fase di relativa tranquillità. In Burundi il conflitto tra le componenti etniche dei Tutsi e gli Hutu ha provocato almeno 300.000 morti e un milione di sfollati. Nel Brasile c’è una vera e propria guerra tra i cartelli della droga e il Governo. Nell’ultimo anno ci sono state più di 5mila vittime. Nella “Guerra Mondiale Africana”, in Congo R.D., si combattono gli eserciti regolari di sei Paesi per il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale. Quest’anno hanno causato la morte di circa 4.500 persone, con un totale di circa 350mila vittime dirette di questo conflitto. Il conflitto tra Israele-Palestina sembra non avere mai fine, ha le sue radici nel dopoguerra, dall’indipendenza di Israele a seguito della decisione delle Nazioni Unite di dividere la Palestina in uno Stato arabo e in uno Stato ebraico. Nel Kurdistan, da più di mezzo secolo, i Kurdi distribuiti tra Turchia, Iraq, Iran e Siria lottano per il riconoscimento di uno stato kurdo. Lo Yemen, un Paese in estrema povertà, è in un conflitto molto complesso tra più parti belligeranti. I terroristi di al-Qaeda, nello Yemen hanno la cellula più potente (AQAP). I numeri delle vittime nell’ultimo anno sono stati 21.768. La Colombia, da circa quarant’anni è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra il governo, i potenti cartelli della droga, i paramilitari e gruppi ribelli estremisti. Gli scontri di quest’anno hanno causato quasi 700mila vittime. Il conflitto Eritrea-Etiopia ha provocato più di 70.000 vittime. Nelle Filippine il conflitto ha causato fino ad oggi 150mila morti. Nell’ultimo anno sono stati più di 1.500. E ancora ci sono situazioni di cui non si conosce con precisione quante vittime, come in Costa D’avorio, Egitto, Iraq, e Libia. Contemporaneamente altre zone si preparano a diventare teatro di nuovi conflitti.
L’estremismo religioso e nazionale, l’intolleranza sia in occidente sia in oriente, gli interessi economici miopi, che hanno portano a guerre secolari; la devastazione della flora e fauna planetaria dovuta ai numerosi roghi, incrementati dalle alterazioni climatiche con il conseguente aumento della temperatura globale; la crisi energetica dovuta allo sfruttamento spropositato delle risorse; sono i più che evidenti segni della galoppata del secondo cavaliere rosso dell’Apocalisse che in sinergia con il primo cavaliere bianco della crisi climatica e pandemica, ci spingono in un futuro dominato dall’incertezza e dalla paura.