A San Marino si vota dopo una battaglia politica lunga 18 anni per la depenalizzazione dell’aborto
A San Marino, ieri, domenica 26 settembre si è votato per depenalizzare l’aborto. Il microstato è uno dei pochi in Europa dove l’interruzione di gravidanza è praticamente sempre ritenuta un reato. Se dovesse passare, il referendum, riuscito dopo 18 anni di attivismo e campagne politiche, reintrodurrai la facoltà di interrompere una gravidanza entro la 12esima settimana, dopo questo termine verrà concesso solo in caso di malformazioni fetali e/o di rischi per la salute della madre. Per l’approvazione non è necessario che venga raggiunto un quorum di presenze, ma semplicemente una maggioranza assoluta dei votanti. Al momento un’interruzione di gravidanza è punibile, anche per il medico che la pratica, con una detenzione dai 3 ai 6 anni. Una norma, questa, in vigore dall’800 e che ha costretto per anni le sanmarinesi a recarsi in Italia, nella vicina Emilia-Romagna, per abortire. Vista l’immobilità politica, è stato necessario ricorrere alla carta del referendum raccogliendo le 3.000 firme necessarie. A lottare a lungo per l’introduzione della è l’Unione delle Donne sanmarinesi (UDS) che ha dovuto fronteggiare la strenua opposizione della Democrazia Cristiana, partito maggioritario del Paese. Si ricorda che San Marino, una delle repubbliche più antiche al mondo, ha 33.909 abitanti ed è uno dei meno popolosi fra gli Stati membri del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite, con un tasso di crescita dello 0,74% (2017). Fortemente conservatore, è molto in ritardo rispetto all’Italia per quanto riguarda i diritti civili. Ha approvato il voto alle donne nel 1974 e il divorzio nel 1986.