Caserma Andolfato: associazioni chiedono lumi su stato giuridico immigrati

Ieri mattina si è svolta la conferenza stampa indetta da diverse associazioni per informare e denunciare ciò che sta succedendo all'interno dell'ex caserma Andolfato circa la posizione giuridica delle 200 persone rinchiuse dentro da ormai più di 48 ore. Alla conferenza erano presenti diversi giornalisti e televisioni ai quali, nei diversi interventi che si sono succeduti, è stato denunciato il sequestro illegale di 200 persone. La conferenza stampa già durante la mattinata ha sortito il suo primo risultato. Infatti tutte le associazioni presenti sono state convocate dalla Prefettura per un incontro esplicativo. Le preoccupazioni delle associazioni sulla vicenda dei Tunisini rinchiusi in un centro di cui non si conosce la natura giuridica, è stata esposta in modo molto chiaro ai rappresentati della Prefettura presenti all'incontro: la ex caserma Andolfato che cosa è diventata?? Un CAI (Centro di Accoglienza per Immigrati)? Un CIE (Centro di identificazione ed espulsione)? A che titolo esseri umani vi sono rinchiusi dentro? Gli è stato notificato un decreto di trattenimento? Gli è stata data la possibilità di avere un'assistenza legale? Gli sono state spiegate le procedure per la richiesta di protezione internazionale? Tutte queste domande sono state poste perché “di fatto“ allo stato attuale quelle persone sono rinchiuse (non avendo la possibilità di entrare e uscire dal campo e di avere contatti con l'esterno) e gli è stata limitata la libertà individuale garantita dall'art. 13 della Costituzione (La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'Autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto). Di fatto al momento queste persone risultano essere in stato di detenzione senza alcun atto inviato all'autorità giudiziaria. Come dire che per l'ennesima volta, a Santa Maria Capua Vetere come nei giorni scorsi a Lampedusa si sperimenta lo stato di polizia. Una ex caserma diventa dapprima un CAI poi un centro di detenzione come se niente fosse. Centinaia di cittadini vengono privati della libertà senza la convalida di un giudice e senza la possibilità di nominare un avvocato e presentare un ricorso. A tali domande la Prefettura non ha assolutamente fornito delle risposte, girovagando sulla mancanza di direttive da piani istituzionali ancora più alti. È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione giuridicamente e politicamente gravissima che ci riporta indietro nella storia ai tempi delle deportazioni e detenzioni di massa. Molto probabilmente le associazioni che saranno accreditate avranno la possibilità di entrare nel centro da stasera, domani mattina in concomitanza del presidio organizzato dalla rete antirazzista regionale, le associazioni insieme ai loro avvocati presenteranno un esposto/querela alla Procura della repubblica per denunciare il sequestro dei 200 immigrati nella caserma.

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