Trasferimeto tunisini e sprechi, Taccogna scrive a capo polizia Manganelli

"Preg.mo sig. Capo della Polizia, Le premettiamo che siamo perfettamente consapevoli di quanto il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, da Lei diretto, sia una struttura organizzativa assai complessa, con ramificazioni e settori che interagiscono con altri ministeri, dipartimenti ed enti, tale da non potersi attribuire ad "uno" la responsabilità di eventuali disservizi o errori.
Non siamo, peraltro, alla ricerca di un "colpevole" a tutti i costi, sul quale far forse ingenerosamente ricadere colpe troppo grandi e profonde per essere addebitabili ad un singolo o ad un particolare momento storico.
Non possiamo, però, neanche più accettare che, proprio la difficoltà di individuare un responsabile in un ampio complesso di (ir)responsabilità, faccia si che ogni errore, pur madornale, non causi mai un processo di analisi critica ed autocritica che eviti il ripetersi di quell'errore, causando così una sorta di "déjà vu" sempre uguale.
Anche perché – a subire le reali conseguenze di quel reiterarsi di errori – sono sempre i poliziotti Italiani. Il fatto: la mattina di ieri – 16 Maggio 2011 – 76 operatori della Polizia di Stato, guidati da un funzionario, provenienti dalle Questure di Milano, Bergamo, Brescia, Torino, Como, Pavia, Novara, Vercelli, Asti, Cremona, Lodi, Parma, Piacenza, dalle PolZona di Milano, Torino, Bologna e dalla Direzione Centrale di Sanità, sono partiti da quelle sedi per lo scalo aereo di Milano Malpensa, da dove, alle ore 9 circa, sono stati imbarcati, su un aereo noleggiato "ad hoc", per l'isola di Lampedusa, dove hanno preso in carico la sorveglianza e la sicurezza di 30 cittadini stranieri di nazionalità tunisina, imbarcati sullo stesso volo, e di lì per Palermo, dove autorità di quel Paese avrebbero dovuto riconoscerli come tali prima con lo stesso aereo fossero rimpatriati a Tunisi.
Una operazione complessa, costosa, disagevole e rischiosa, sulla quale già gravavano alcune perplessità (perché portare con volo da Lampedusa a Palermo i trenta stranieri, quando sarebbe stato più logico ed agevole che fossero le autorità tunisine ad andare a Lampedusa?) che avrebbe dovuto prevedere una organizzazione puntuale e minuziosamente predisposta.
Ora noi non sappiamo cosa sia accaduto e se vi siano delle responsabilità interne al Dipartimento o ad esso esterne, ma certo è che, arrivati allo scalo di Palermo Punta Raisi alle 12.30, i 76 poliziotti (ai quali vanno aggiunti quelli della Polaria di Palermo ed il personale di altre amministrazioni ed enti), sono stati costretti ad una estenuante (e rischiosa) attesa fino alle 19.30, quando – "saltata" l'operazione di riconoscimento della nazionalità ed il successivo rimpatrio dei trenta tunisini – tutti insieme sono stati imbarcati per Milano e Torino, dove gli stranieri sono stati sbarcati e trasportati nei locali C.I.E., (quindi restati in Italia, a dispetto dei proclamati rimpatri). Infine, a conclusione di una giornata estenuante ed ancor più frustrante per la sua inutilità, i 76 poliziotti sono rientrati in tarda serata allo scalo di Malpensa, per un mesto ritorno nelle rispettive sedi, avvenuto per alcuni nella nottata.
A conti fatti, sono circa mille le ore di lavoro straordinario "bruciate" insieme alle giornate di lavoro di oltre cento poliziotti, alle quali si aggiungano i costi di missione, di noleggio dell'aereo e degli oneri aeroportuali, del carburante (mentre, peraltro, ad uno ad uno stanno chiudendo tutti i punti rifornimento degli Uffici della Polizia…), insomma, sig. Capo della Polizia, uno spreco di energie e di denaro enorme, ancor più grave perché viene a cadere in un momento di drammatica carenza di risorse, ciecamente sottratte alla nostra amministrazione ed alle politiche per la sicurezza del paese e dei cittadini, che sta causando la più grave crisi organizzativa della storia della Polizia di Stato. Per questo giornate come quella di ieri non devono più trascorrere senza che, almeno, si individuino i punti di criticità che l'hanno causate, senza remore ed ambiguità, senza cercare capri espiatori di comodo ma senza riguardi per chi dovesse aver sbagliato.
Crediamo e vogliamo sperare che le colpe non siano individuabili nell'ambito della "nostra" parte, perché ben sappiamo quanto la Polizia di Stato, pur con tutte le sue difficoltà, si distingua in termini di impegno e di qualità, ed è proprio per questo che noi poliziotti ci siamo guadagnati il diritto a veder rispettato e non sprecato il nostro sacrificio.
Lo meritano i cittadini italiani le cui tasse ieri sono state sprecate ed ancor più lo meritano quei 76 poliziotti, che a Palermo sono stati per ore costretti a sedere per terra (veda le foto, sig. Capo della Polizia), sconsolati e mortificati, in una snervante attesa di qualcosa che altri avrebbero dovuto fare e che riteniamo sia nostro diritto sapere perché non hanno fatto. Nell'attesa di un Suo autorevole intervento chiarificatore ed un cortese riscontro, Le porgiamo i nostri più distinti saluti."

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post