Gli agricoltori continuano ad usare l’acqua dei pozzi dell’area Saint Gobain chiusi da Pascariello

Nonostante il divieto all’uso dell’acqua emunta dai pozzi siti nell’area ex Saint Gobain e zone limitrofe per uso irriguo e per qualsiasi altro uso, gli agricoltori della predetta zona continuano ad utilizzare l’acqua dei pozzi per irrigare i terreni coltivati, i cui prodotti finiscono sulle nostre tavole. L’allora sindaco Angelo Pascariello, a giugno del 2010, facendo seguito ad una nota dell’ARPAC trasmessa dalla Provincia e dalla Prefettura relativa agli esiti delle analisi effettuate sui campioni delle acque sotterranee prelevati dai pozzi ubicati nell’area ex Saint Gobain, che eccedono i limiti di legge per quanto riguarda la concentrazione di arsenico e di metalli tossici, con grave pericolo per la salute pubblica, aveva vietato l’uso dell’acqua a salvaguardia della salute pubblica. Nel contempo, ci furono numerose lamentele dei cittadini circa la diversa qualità dell’acqua erogata (temperatura, sapore e colore, rispetto a quella precedentemente erogata, nonché un notevole calo di pressione), ma sino ad ora i cittadini non sanno ancora per quanto tempo dovranno “sorbirsi” l’acqua per uso familiare con il calcare. Sulla questione è intervenuto alcuni giorni orsono anche il Comitato cittadino per l’emergenza rifiuti (ComER), di cui è portavoce Lorenzo Tessitore, la cui sede si trova presso il parco SCCAC. Infatti, con una nota inviata alle autorità cittadine e governative presenti sul territorio, il ComER “….Per limitare i rischi per la salute umana dovuti all’inquinamento dell’acqua di falda, chiediamo ai sindaci dei comuni confinati con Lo Uttaro di procedere alla sigillatura dei pozzi. Solo così, infatti, si potrà essere ragionevolmente sicuri che non vengano violate le ordinanze già emesse dal Comune di Caserta e San Nicola la Strada nel giugno 2010 che vietano l’utilizzo dell’acqua di pozzo e che gli inquinanti non finiscano sui prodotti della terra e quindi sulle nostre tavole”. E ad incombere sulla salute dei cittadini (oltre alle tre discariche già esistenti) c’è anche la discarica pericolosa di Cava Mastropietro che, all’approssimarsi dell’estate, ribolle di percolato non raccolto, ma ci sono anche le circa 20.000 tonnellate di rifiuti del sito di trasferenza dell’ex consorzio ACSA. Un’altra bomba ambientale che continua a rilasciare percolato nel terreno e ad inquinare la falda. Così, mentre i cittadini della conurbazione casertana (Caserta, Maddaloni, San Nicola La Strada) sono riusciti a liberarsi del Panettone dovranno convivere ancora per molto altro tempo con quella che il ComER definisce la “Colomba”. Un “regalo” che i nostri amministratori ci hanno fatto ormai più di 5 anni fa e che rappresenta oggi uno dei simboli della cattiva gestione in materia di rifiuti.
 

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