Teatri di pietra di scena al teatro romano con quattro spettacoli

Anche quest’anno la kermesse culturale denominata “Teatri di Pietra”, ideata e organizzata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, partirà da domenica 24 luglio a domenica 7 agosto 2011 e toccherà anche la città sidicina in un unico afflato fra il Parco Archeologico del Monte Cila a Piedimonte Matese, il Teatro Romano di Teano ed il Teatro Romano di Sessa Aurunca. L’iniziativa, giunta alla sua XII^ edizione, porterà in scena al teatro romano della città sidicina: Mercoledì 27 luglio, Cosimo Cinieri è protagonista di “Italia Mia”, rapsodia poetica risorgimentale, un omaggio ai 150 anni dall’Unità d’Italia; sabato 30 luglio Elisabetta Pozzi sarà in scena con “Cassandra, o del tempo divorato” da Seneca, Eschilo, Euripide, Massimo Fini, Jean Baudrillard,  domenica 31 luglio andrà in scena “Il Ciclope” di Euripide, per la regia di Cesare e Miele; Martedì 2 agosto, Eleonora Brigliadori e Sebastiano Tringali saranno in scena con “Truculentus”, da Plauto, per la regia di Aurelio Gatti e Riccardo Diana e le musiche originali di Aldo Azzaro. Teatri di pietra è un calendario di dodici appuntamenti, programmati in tre splendidi siti archeologici: il Parco Archeologico del Monte Cila a Piedimonte Matese, il Teatro Romano di Teano e il Teatro Romano di Sessa Aurunca. Monumenti e paesaggi di un territorio, continuamente da scoprire e da condividere. La nuova edizione della kermesse che è stata resa possibile grazie al patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Campania, Provincia di Caserta, la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento, Caserta e il contributo dei Comuni di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese, Teano. I teatri antichi e le aree archeologiche costituiscono una dorsale di cultura ed emozione che, salvaguardata, può moltiplicare gli investimenti nella ricerca, nello spettacolo, nelle arti, ma anche nello sviluppo sostenibile del paesaggio e dei centri storici, delle comunità. Il vasto patrimonio del Casertano, per quantità e qualità, deve essere inteso come un “unicum” di storia e tradizioni e come tale partecipato, riconducendo l’intero territorio ad un policentrismo culturale ed economico per molti anni negato.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post