Visita ad un campo nazista di sterminio
Fin dal giorno del loro fidanzamento, Giacomo e Luisa, avevano stabilito di trascorrere la luna di miele a Vienna e poi visitare il campo di sterminio di Mauthausen. A Vienna visitarono i luoghi storici dell’ex capitale del Regno Austro-Ungarico e ai due novelli sposi sembrava essere ritornati indietro nel tempo quando, nella città del “bel Danubio Blu”, la vita scorreva serena tra un brindisi ed un valzer di Strauss. Trascorsero dodici giorni nell’illusione di vivere nel bel mondo d’un tempo e la giovane sposa volle immortalare quei momenti in un album di foto stupende. Da Vienna si trasferirono nella vicina cittadina di Mauthausen dove la follia umana superò ogni limite. “Quando entrammo nel campo di sterminio, racconta la giovane sposa, avvertii un brivido di commozione; non riuscivo a credere che il terreno da me calpestato era stato percorso da milioni di innocenti esseri umani che, per le continue sofferenze, le continue violenze e privazioni, furono ridotti in scheletri poi trasformati in cenere. Osservare le stanze che ospitarono tanti derelitti fu un indimenticabile trauma. Si camminava in silenzio e sembrava di udire le urla, i lamenti , i pianti, le implorazioni di tanti esseri indifesi. In una stanza erano raccolte migliaia di scarpe di adulti e bambini ; in un’altra cumuli di capelli, e in un'altra ancora dentiere, parrucche ed occhiali. Nel campo di Mauthausen abbiamo visitato la stanza che ospitò la principessa italiana Mafalda di Savoia e, sulla parete un marmo ne ricorda il nome e la morte avvenuta dopo indicibili sofferenze e “prepotenze” di ogni genere, da parte dei carnefici nazisti. Sul cancello d’entrata avevo letto la nota frase:” Arbeit Macht Frei”( Il lavoro rende liberi) e mi resi conto di che lavoro si trattasse! Quei poveri corpi esanimi, rinchiusi nei forni crematori, erano ridotti in cenere che gli aguzzini utilizzavano per concimare il terreno circostante. In un’altra stanza notammo una gigantografia che mostrava donne nude insieme a bambini scheletriti. Sui loro volti era impressa la paura e sembrava che attendessero la morte come liberazione delle disumane e crudeli sofferenze a cui erano sottoposti, dalle prime ore del mattino fino a tarda notte. Spesso erano svegliati nel sonno per essere sottoposti a docce gelate o a respirare gas che toglieva loro la vita. Guardando mio marito, conclude Luisa, esclamai:” Mai più guerre! Mai più campi di sterminio! Mai più uomini folli alla guida di un popolo!”.