Wiligelmo

Wiligelmo è il primo scultore romanico di effettiva rilevanza europea che lavoro' a stretto contatto con Lanfranco, architetto del Duomo di Modena.Verso il 1099 scolpi in quattro lastre di marmo episodi
della Genesi, chiamate anche Bibbia di Pietra, oggi inserite nella facciata del Duomo di Modena.
Grazie a una lapide risalente al 1100 sappiamo che partecipò alla decorazione scultorea della Cattedrale  realizzandone il pontile (parapetto sopraelevato del presbiterio). Tra i bassorilievi che lo componevano (ora murati nella facciata) quelli rappresentanti la “Creazione di Adamo ed Eva” e il “Peccato originale”, la “Morte di Caino la “Navigazione” e lo “Sbarco dall’ Arca di Noè” costituiscono la testimonianza più alta dell’ arte di questo scultore.
Il suo nome, riportato nell'epigrafe della facciata del duomo di Modena, è legato con sicurezza alle due
statue di profeti, Enoc e Elia, che affiancano la stessa epigrafe, e, di conseguenza, si è potuti giungere
ad attribuirgli, tra le sculture della facciata, il portale dei profeti, i quattro rilievi con storie della Genesi, i
due geni portafiaccole, il Sansone e i vari capitelli della loggetta. Le sue sculture che massivamente si
stagliano dal fondo liscio, col quale tuttavia si mantengono in un rapporto dialettico, imponenti
nella semplificazione plastica, seppure presentano legami con opere della prima scuola aquitanica,
soprattutto con i rilievi dei pilastri e alcuni capitelli del chiostro di Moissac, mostrano agganci con l'arte
 ottoniana e carolingia come pure un rinnovato interesse per l'arte tardo antica e si configurano come una
 delle prime espressioni autonome del linguaggio romanico. Alcuni capitelli della loggia (sirena
 bicaudata, ariete), i primi quattro capitelli del fianco nord, i rilievi del protiro e i simboli degli evangelisti
 sulla facciata, considerati dalla critica, per la tendenza a una raffinata semplificazione geometrica,
 sono stati ascritti da altri a un suo discepolo, il cosiddetto Maestro degli Evangelisti, autore anche
 della Madonna di Carpi (Museo Estense).
II linguaggio di Wiligelmo appare però, sin dall'inizio, profondamente originale e di altissimo livello
 artistico: nella Storia della Genesi le composizioni si svolgono lente, le figure essenziali e massicce
sono scolpite con una forza che conferisce all'azione un'evidenza assoluta e corporea. Nella severità del racconto, spoglio di ogni particolare decorativo, questa umanità primitiva si carica del senso drammatico
di un destino ineluttabile di pena.
Wiligelmo espone i fatti narrati con una sceneggiatura sommaria, concentrando l'attenzione degli spettatori
 sui personaggi fondamentali, curandone l'espressione e la gestualità.
L'illustrazione dei vari episodi si svolge in una successione continua al di sotto di una incorniciatura di arcatelle: ma la realizzazione plastica è completamente diversa; le figure si staccano dai fondi lisci per
esaltare elementi e gesti per rendere più espressivo il racconto.

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