11 novembre 1961: l’eccidio di Kindu
L'11 novembre 2011 ricorre il 50° anniversario del massacro di tredici aviatori italiani facenti parte del contingente dell'operazione delle Nazioni Unite a Kindu, nell'ex Congo belga, dove i caschi blu italiani furono inviati, sotto l'egida dell'O.N.U, per il mantenimento di pace e ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile. I tredici militari italiani formavano gli equipaggi di due C-119, bimotori da trasporto materiali e personale. Fu la prima missione internazionale che l'Aeronautica Militare Italiana, con il personale e i mezzi della 46^ Brigata Aerea intitolata al "Tenente Pilota M.O.V.M. Silvio Angelucci" di Pisa-San Giusto, affrontava, con notevole impegno, dopo il Secondo Conflitto Mondiale. In quegli anni incominciavano a concretizzarsi gli interventi di tipo umanitario, oggi identificati come "Peace-Keeping Operations". In quel fatale 11 novembre 1961, l'Aeronautica Militare Italiana pagò un alto prezzo in termini di vite umane. La notizia del brutale massacro dei tredici aviatori italiani colse il Paese di sorpresa. I drammatici resoconti, le cronache giornalistiche che non risparmiarono i dettagli più raccapriccianti del massacro fecero inorridire e sussultare la Nazione, che si strinse idealmente alle famiglie dei Caduti, con grande solidarietà. Furono ingiustamente accusati di fornire le armi ai secessionisti dai miliziani del Generale Mobutu. Solo nel febbraio 1962 quello che rimase dei nostri militari fu raccolto in due fosse lunghe e strette, nel cimitero di Tokolote, un piccolo villaggio nei pressi del luogo dell’eccidio. A distanza di 50 anni, è doveroso ricordare il primo sacrificio delle nostre truppe militari in missione di pace, il primo di una lunga serie. Per l'Aeronautica Militare, ricordare Kindu è sempre motivo di commozione ed orgoglio; per tutta la comunità nazionale un'occasione per riflettere sul fatto che la via per il mantenimento della pace non è solo lastricata di buone intenzioni, ma da atti e fatti concreti; e che su quel difficile cammino può, purtroppo, capitare di seppellire eroi del quotidiano. Riportiamo, di seguito, i nominativi dei tredici aviatori: Onorio De Luca, Sottotenente pilota di anni 25; Filippo Di Giovanni, Maresciallo motorista di anni 42; Armando Fabi, Sergente Maggiore elettromeccanico di bordo di anni 30; Giulio Garbati, Sottotenente pilota di anni 22; Giorgio Gonelli, Capitano pilota di anni 31 Vice Comandante dei due equipaggi; Antonio Mamone, Sergente marconista di anni 28; Martano Marcacci, Sergente elettromeccanico di bordo di anni 27; Nazzareno Quadrumani, Maresciallo motorista di anni 42; Francesco Paga, Sergente marconista di anni 31; Amedeo Parmeggiani, Maggiore pilota di anni 43, Comandante dei due equipaggi; Silvestro Possenti, Sergente Maggiore montatore di anni 40; Francesco Paolo Remotti,Tenente medico di anni 29 e Nicola Stigliani, Sergente Maggiore montatore di anni 30. Nel 1994 è stata riconosciuta alla loro memoria la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Un altro italiano fu ucciso alcuni giorni prima, sempre in Congo, durante un'imboscata da parte di alcune truppe rivoluzionare. Si trattava del volontario Raffaele Soru, anch'egli decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Un monumento ai Caduti di Kindu si trova all'ingresso dell'Aeroporto Internazionale "Leonardo da Vinci" a Fiumicino (Roma); un altro è stato eretto a Pisa. Sulle porte del Sacrario di Pisa è riportata la seguente epigrafe: «Fraternità ha nome questo Tempio che gli italiani hanno edificato alla memoria dei tredici aviatori caduti in una missione di pace, nell'eccidio di Kindu, Congo 1961. Qui per sempre tornati dinnanzi al chiaro cielo d'Italia, con eterna voce, al mondo intero ammoniscono. Fraternità.»