L’hub che divide

Non più ridotto a pizza, spaghetti e mandolino, adesso se il sud è in prima pagina è per il malaffare, per la spazzatura, dunque bisogna rintracciarla nelle pagine interne la protesta che mette insieme parlamentari e amministratori locali di tutto il sud. Le diverse posizioni politiche non hanno alcun peso, tutti giudicano insopportabile l’ulteriore taglio dei collegamenti ferroviari a lunga percorrenza che le ferrovie (incomprensibilmente dette dello stato) si apprestano ad operare a danno delle regioni meridionali. L’accesso alla mobilità costituisce un essenziale diritto di cittadinanza ed un fondamentale fattore di sviluppo economico; annunciano pertanto azioni giudiziarie nei confronti di Trenitalia, chiedono l’istituzione di commissioni d’inchiesta, minacciano di marciare su Roma e occupano i treni.
Dal 12 dicembre, quando sarà operante il nuovo orario ferroviario, saranno certamente soppresse alcune tratte (forse 60), per ognuna delle quali saranno messi alla porta 50 lavoratori, e bisognerà dire addio ai collegamenti diretti tra il Sud e il Nord, ci si dovrà necessariamente fermare in una delle due stazioni-hub (Roma e Bologna) e cambiare treno.
“Perché devo fare un treno dal sud dove non sale nessuno?” sostiene sfrontatamente l’amministratore delegato delle ferrovie Moretti che preferisce parlare di “rimodulazioni” (fidatevi, sono tagli); non dice però che per andare da Trapani ad Agrigento (400 Km) ci vogliono oltre 15 ore, che a sud si fanno viaggiare i vagoni dismessi al nord (eliminando la carrozza ristorante), che l’alta velocità è cosa padana e che intere aree del mezzogiorno, seppur vicine, non sono tra loro connesse (il Salento con la Calabria ad esempio). Sbalorditivo piuttosto, è che ci sia ancora qualcuno che il treno lo prende, e non ci si meraviglia più se oggi il treno da Roma a Palermo ci mette 34 minuti in più che 40 anni fa, e che dal 1938 ad oggi a sud ci sono mille chilometri in meno di ferrovie, ed anche che Matera, nominata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità per i suoi sassi è l’unica provincia d’Italia dove non arriva il treno. Da troppi anni i soldi per le ferrovie vengono spesi solo per il nord, ma le paga anche il sud; dicono che il sud non deve chiedere, infatti, i suoi treni dovrebbero esserci già. Vabbè ma a noi, sullo stretto, ci fanno un ponte così!

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