La Pinacoteca di Brera

Nell’area di Milano detta “Brera” che, secondo la voce germanica (braida), significa “spazio erboso” , gli umiliati (ordine semimonastico) ebbero la loro casa madre accanto alla chiesa di Santa Maria, a partire dal 1201. Nel cinquecento il complesso passò alll’ ordine dei gesuiti, che si impegnarono a crearvi scuole e un collegio, e col tempo, lo fecero ristrutturare avvalendosi dell’ opera di Francesco Maria Richini, noto architetto operante nella prima metà del seicento. Il prospetto del palazzo si deve a Giuseppe Piermanini che, col titolo di “architetto regio” vi lavorò dal 1774 per volere dell’ imperatrice Maria Teresa d’ Austria. Nel frattempo l’ ordine dei gesuiti fu soppresso e l’ edificio variò destinazione. Ospitò le scuole palatine, aperte ai nuovi indirizzi di cultura tecnica e scientifica. Ciò non deve stupire vista la politica riformatrice dell’ imperatrice. Furono aggiunte anche una biblioteca, un osservatorio scientifico e una pinacoteca. La prima fase di quest’ ultima è legata a quella dell’ accademia di belle arti il cui nucleo originario della raccolta era formato da gessi, incisioni e disegni. Con l’ avvento napoleonico la pinacoteca fu aperta al pubblico con scopo didattico. Vi fu un notevole incremento del patrimonio artistico; le opere provenivano da chiese soppresse dalla Lombardia e non solo. Alcune erano acquisite mediante decreto regio altre grazi ad Andrea Appiani, ritrattista di Napoleone, che aveva il compito di ricercare ed esaminare i capolavori da comprare. Il 15 agosto 1809, compleanno di Napoleone, la Pinacoteca fu inaugurata e ampliata con grandi dipinti come “La predica di San Marco” di Gentile e Giovanni Bellini. Negli anni l’ artista riuscì  ad aggiudicarsi la “Pala Sforzesca”, il “Ritrovamento del corpo di San Marco” del Tintoretto e la “Pala Montefeltro” di Piero della Francesca. Caduto il regime napoleonico alcune opere tornarono nelle sedi originarie mentre nuovi capolavori andarono ad incrementare la raccolta iniziale. Nel 1882 la Pinacoteca fu scissa dall’ Accademia e iniziò la direzione di Bestini, pittore e restauratore al quale si deve un nuovo allestimento e un ulteriore ampliamento della raccolta. Dopo la distruzione del secondo conflitto bellico seguì un restauro negli anni cinquanta ma negli anni sessanta ci fu una chiusura per mancanza di manutenzione. Fortunatamente dopo alcuni anni il museo  fu riaperto di nuovo con l’aggiunta di nuovi ambienti.

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