Il gioco non vale la candela
Appartengono ad ogni colore politico i parlamentari che ciclicamente propongono l’apertura di case da gioco nelle loro circoscrizioni elettorali, sanno che un eventuale esito positivo si tradurrebbe in trionfo alle elezioni successive, giacché è innegabile che i casinò portano in dote posti di lavoro, presenze alberghiere e un po’ di soldi alle comunità che li ospitano. Le pressioni più forti le hanno esercitate i parlamentari delle regioni meridionali, Italo Bocchino, ad esempio ne vuole uno in Campania e il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, chiede da tempo la riapertura del casinò di Taormina, chiuso nel 1965 dalle autorità di pubblica sicurezza.
Motivazioni etiche hanno a tutt’oggi impedito che anche a Sud si potessero aprire maisons des jeux come a Sanremo, Campione, Venezia e La Vallè. È fuor di dubbio che esiste una stretta relazione tra il gioco d’azzardo e l’aumento di pratiche criminali come l’usura e il riciclaggio, ed è provato anche il nesso con la crescita di patologie analoghe alla tossicodipendenza (le cosiddette dipendenze senza sostanza), ma perché ciò non è valido anche al Nord?
In realtà lo Stato se ne fotte dei principi etici, vende i gratta e vinci nei supermercati, nelle stazioni ferroviarie e persino negli uffici postali; le slot machines assegnate a concessionari di dubbia reputazione si sono moltiplicate a dismisura e stanno minando l’integrità di mezzo milione di famiglie; il poker on-line coinvolge un impressionante numero di minorenni; e poi ci sono le lotterie, le sale bingo, le scommesse sportive. Il gioco d’azzardo legale in Italia è spudoratamente pubblicizzato in televisione ed è cresciuto fino a diventare la terza industria dopo Eni e Fiat, una torta di quasi 80 miliardi di euro, una vera e propria tassa sui poveri visto che le modalità di raccolta si rivolgono soprattutto alle classi più popolari.
I dati dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato mostrano che gli abitanti delle regioni che ospitano i casinò sono quelli che investono meno nell’industria dell’azzardo, mentre a pagare il prezzo più alto (in euro e in guai) sono le regioni dove più forte è il disagio sociale, in altri termini l’intero Mezzogiorno e la Campania al primo posto, il tutto senza che sul territorio rimanga null’altro che un deserto di speranze.
Tanto tempo fa era necessario usare candele per ogni attività notturna (mica c’era l’elettricità), e i giocatori di carte lasciavano una piccola somma (o una vera e propria candela) all’oste della locanda che li ospitava, e quando le regole e le condizioni erano come quelle che ci sono oggi in Italia …bè per loro il gioco non valeva la candela.