Pure ‘a Calabria mò s’è arrevutata

La protesta è dei cittadini, al servo è tutt’al più concesso il mugugno. Così con i soldi del sud si salvano i produttori di parmigiano e grana padano e si randellano i pastori sardi; si aprono tavoli con le PMI padane e si reprime a Terzigno; si garantisce a Mirafiori e si ricatta a Pomigliano. La crisi economica è documentata dai telegiornali di questi giorni (Rai, Mediaset, La7) con aggiornamenti continui sullo spred, con analisi sull’evasione fiscale e con l’opportuna attenzione alle proteste di benzinai, tassisti, farmacisti. In Sicilia da lunedì è in corso una protesta che si protrarrà fino a venerdì prossimo, animata al momento, da oltre centomila persone che tengono in piedi ben più di cento presidi: sono pescatori, agricoltori, camionisti, edili, disoccupati che non si capacitano, che qui dove ne viene raffinata la gran parte, benzina e gasolio costano più che altrove (col record europeo per Lampedusa). Lamentano i disastri di una politica agricola che negli anni ha fortemente penalizzato il mezzogiorno e a cui si somma la cronica carenza della rete infrastrutturale per la distribuzione. Non tacciono dei problemi della marineria costretta a fare i conti col prezzo del gasolio passato in pochi mesi da 30 ad 80 centesimi, per non parlare della esiguità degli incassi a valle delle filiere ortofrutticole e dei prezzi delle compagnie assicurative più salati che al nord. In tre anni un quarto delle aziende agricole sono state sequestrate e messe all’asta, coltivavano quelle terre da generazioni. Chiedono, tra l’altro, l’applicazione dell’art.37 dello Statuto siciliano che prevede di trattenere nell’isola le imposte sulle imprese che hanno in Sicilia stabilimenti e impianti, ma … “ogni volta che il Sud protesta (ed ha tonnellate di ragioni per farlo) ci deve essere qualche motivo per infamare le ragioni della protesta” dice al riguardo Pino Aprile che al Movimento dei Forconi (il principale ispiratore dello sciopero) ha dedicato un capitolo del suo ultimo libro (Giù al Sud). Così si spiega la disattenzione dei media che sono riusciti a non farci caso, anche se, nei soli primi due giorni di quella che può chiamarsi tranquillamente una rivolta, in molti supermercati non arrivano rifornimenti alimentari; quasi tutti i distributori hanno esaurito il carburante; molte strade sono interrotte dai presidi e le merci in arrivo e in uscita dalla Sicilia sono completamente bloccate perché anche le compagnie dei traghettatori dello stretto hanno aderito. Ma visto che per contagio pure ‘a Calabria mò s’è arrevutata, ancora per quanto faranno finta di niente?

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