Un criminale nazista sepolto nel cimitero comunale

Nella cappella del cimitero comunale, dove riposano le persone indigenti, è sepolto un criminale nazista che torturò centinaia di prigionieri nel campo di transito di Bolzano. Per la sua incommensurabile crudeltà e la sua sete di sangue, Michael Seifert fu soprannominato il “boia di Bolzano”. Era nato a Landau, in Ucraina, il 16 marzo 1924 da genitori tedeschi e, alla fine del 1943  arruolatosi nel corpo speciale delle SS, si guadagnò i gradi di caporale. Nel 1944 fu assegnato al Comando della Polizia di Sicurezza presso il Comando delle SS in Italia e, dal dicembre 1944 all’aprile 1945, fu addetto alla vigilanza del campo di transito di Bolzano dove torturò, violentò ed uccise numerosi civili, molti dei quali erano adolescenti. Fra i prigionieri risulta anche l’indimenticabile Mike Bongiorno che fu testimone delle atrocità commesse dal “boia di Bolzano”. Terminato il II Conflitto Mondiale, Michael Seifert fuggì in Canada stabilendosi a Vancouver dove, in via Commercial Street n.° 5471, acquistò una casa . Nel 1960 la Croce Rossa tedesca, dopo un’accurata indagine, rintracciò il boia che il 16 febbraio 2008 fu estradato in Italia e trasferito nel carcere militare di S.Maria C.V.  Nella notte del 25 ottobre 2010, in seguito ad una caduta, si fratturò il femore. Ricoverato nell’ospedale civile di Caserta, il 6/11/2010 all’età di 86 anni, il “boia di Bolzano” lasciò questa vita per presentarsi alla Giustizia Divina, rendere conto delle sue crudeltà e ricevere la giusta ed eterna condanna che meritano le belve umane . Dopo i criminale nazisti Walter Reder, Herbert Kappler ed Erich Priebke, Michael Seifert è il quarto criminale di guerra condannato dalle Autorità italiane. Le sue colpe, raccolte nei documenti ritrovati “nell’armadio della vergogna”, furono riportate in un fascicolo trasmesso alla Procura Militare di Verona dove, il 17/11/200, si svolse il processo che si concluse con la condanna all’ergastolo. Da tutto ciò scaturisce una riflessione: se le ricerche fossero state più tempestive, anche i colpevoli dell’eccidio dei 54 Martiri di Bellona avrebbero ricevuto la meritata condanna. Invece è accaduto che il Colonnello Wolfgang Mauche, il capitano Hans Sandrock e il tenente Hans Joachim Bellinger hanno continuato a vivere indisturbati, fino alla fine dei loro giorni,  evitando la giustizia degli uomini, ma non quella Divina.

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