Le nuove regole per l’accesso alla professione di avvocato
Era da molto tempo che si discuteva la possibilità di introdurre nuove regole in tema di accesso alla professione di avvocato. Come è noto, tuttavia, alle istanze di liberalizzazione da sempre presenti nel dibattito politico si contrapponevano intenti corporativi tesi a limitare qualsiasi forma di agevolazione dell’ingresso dei giovani professionisti.
Anche su questo delicato problema interviene la più recente legislazione; in particolare, nel decreto del Governo sulle liberalizzazioni (ormai convertito in legge, seppur con modificazioni) si è prevista una nuova disciplina. Analizziamo i punti più interessanti.
In primo luogo si accorciano i tempi di praticantato: dai due anni di pratica fino ad ora previsti si passa ad un termine più basso, pari a diciotto mesi. Inoltre, si prevede espressamente la possibilità di anticipare sei mesi del percorso formativo già durante gli ultimi anni di studio all’Università. In questo modo, dunque, uno studente iscritto all’ultimo anno del percorso di studi in Giurisprudenza potrà richiedere all’Ordine degli Avvocati territorialmente competente di essere iscritto nel Registro speciale dei praticanti, iniziando così ad accumulare esperienza valida ai fini dell’esame di abilitazione.
Norme poco chiare sono dettate anche con riguardo alla retribuzione che dovrebbe ricevere il tirocinante durante l’ultimo periodo di svolgimento della prestazione professionale alle dipendenze del Dominus.
Le nuove norme tuttavia pongono anche alcuni problemi che il Consiglio Nazionale Forense – organo di rappresentanza della Avvocatura – non ha tardato a manifestare. Il problema più rilevante attiene alla posizione di coloro i quali hanno iniziato il tirocinio professionale prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, senza concludere ancora il percorso. In mancanza di norme chiare, si è così creato una sorta di limbo che solo il legislatore (con nuovi interventi chiarificatori?) potrà risolvere.
Si spera che le nuove norme possano nel contempo tenere insieme due distinti valori: da un lato liberalizzare un settore di rilievo costituzionale – come quello della professione di avvocato – e dall’altro la necessità di garantire che il livello della qualità dei servizi resi al cittadino sia sempre più alto.