Il nostro pane quotidiano
Il “pane quotidiano” oggi è diventato un bene di lusso e, per saperne di più, abbiamo chiesto delucidazioni ad uno dei due panettieri che operano a Bellona. “La nuova moneta, l’euro, ha fatto lievitare i prezzi e, con essi, il pane” ha riferito l’amico panettiere. Ed ha aggiunto: ”Una famiglia media che mangia due volte al giorno, spende dai tre ai quattro euro in panetteria. Il pane ha subìto l’effetto euro: dalle 2.800 lire al chilo, è passato da 2,5 a 2,8 euro al chilo. Il pane fresco è considerato un prodotto artigianale e ciò ha fatto lievitare il costo essendo aumentati l’affitto dei locali, i forni, il personale e la farina. Un panificio medio deve affrontare un investimento di 200/250 mila euro per le attrezzature: forni, frigoriferi, celle di lievitazione, macchine impastatrici e altri arredi. A tutto ciò si aggiunge lo stipendio dei fornai e delle commesse. Noi del Sud, continua l’amico panettiere, consumiamo pane di grande formato, mentre al Nord preferiscono panini, rosette, michette da 50 grammi che costano di più perché ci vuole più lavoro. I costi però sono abbattuti dalla preparazione industriale con grandi quantità e un solo operaio controlla la linea di produzione. Diverso è il pane fresco venduto caldo nei supermercati. E’ buono e croccante ma, dopo un’ora, è duro come un sasso. Il pane è un alimento necessario, continua l’amico panettiere, e diventa difficile rinunciarci. Pur tuttavia il pane fa bene perché contiene proteine, carboidrati, grassi, vitamine ed altro. Il pane meno calorico è quello di segale, seguito da quello integrale. L’unica soluzione per economizzare è fare il pane in casa: impastare, lievitare ed infornare non è difficile. Il tempo di cottura e la temperatura del forno variano secondo la grandezza del pane. Appena tolto dal forno, per gustare la sua prelibatezza basta mettere, tra due fette, un po’ di mortadella, un tempo definita “il salame dei poveri”, e recarsi in montagna dove tutto acquista un sapore eccellente.