Grande successo per la manifestazione nazionale
Si è conclusa intorno alle ore venti di sabato 19 maggio, in piazza Matteotti a Napoli, la grande manifestazione nazionale "Difendiamo i nostri territori", patrocinata dal WWF e organizzata dai comitati civici, non solo campani, che si battono per l'ambiente e contro lo sfruttamento del territorio. Grande la soddisfazione tra gli organizzatori, che non si aspettavano una tale affluenza di persone (le presenze stimate sono di oltre cinquemila), segno che la gente sta cominciando a capire, e a farsi sentire. Erano moltissimi, infatti, i semplici cittadini che sono intervenuti accanto ai gruppi organizzati, provenienti da tutto il territorio nazionale: dai NO TAV vicentini ai rappresentanti nazionali di Greenpeace, ai comitati della Val di Susa. Tra gli esponenti della Campania, dove l'urgenza e la specificità della questione rifiuti ha favorito la nascita di numerosi comitati e associazioni, hanno fatto sentire la loro voce gli uni accanto agli altri il Comitato Allarme Rifiuti Tossici, la Rete Nazionale Rifiuti Zero, il Comitato per l'acqua pubblica, la Federazione Assocampaniafelix, il Coordinamento comitati della piana, i centri sociali, qualche esponente politico, ma anche i rappresentanti cittadini di Serre di Acerra e di Lo Uttaro, con i loro comitati salernitani e casertani di riferimento per portare la voce di quelle località in cui le associazioni cittadine stanno tuttora operando dei presìdi per impedire che le loro terre (parchi naturali, quindi protetti) vengano trasformati in discariche a cielo aperto distruggendo non solo la bellezza paesaggistica dei luoghi, ma anche mettendo a serio rischio la salute dei cittadini che abitano e coltivano i terreni circostanti. Il colorato e pacifico corteo è partito da piazza Garibaldi nel primo pomeriggio, e si è snodato lungo le strade del centro cittadino, distribuendo volantini informativi e messaggi alla gente, spiegando le ragioni della loro protesta: essi chiedono l'avvio di una seria politica per lo smaltimento dei rifiuti, che preveda la realizzazione della raccolta differenziata porta a porta, l'abolizione dei commissariamenti, che in tredici anni non sono stati in grado di far fronte al problema. Si stanno battendo pacificamente e seriamente contro la creazione di nuove discariche e per la bonifica dei territori inquinati, contro gli inceneritori che riversano nell'aria quantità letali di sostanze cancerogene come la diossina, ponendo come alternativa per uscire dall'emergenza la differenziata, il riciclo e il riuso, le uniche vie percorribili se si vuole evitare di mettere a rischio la salute dei cittadini. "Tutto il ciclo dello smaltimento dei rifiuti in Campania presenta delle vistose falle in ogni passaggio", ci dicono i promotori del Comitato Allarme Rifiuti Tossici. " Non solo la Campania è la meta preferita per gli sversamenti illegali di rifiuti tossici provenienti dalle industrie del nord Italia e da tutta l'Europa, ma negli stessi territori già pesantemente inquinati da questo genere di sversamenti, si tenta di creare nuove discariche, senza prima bonificare il terreno dove vengono sotterrate tonnellate di fusti di materiale altamente inquinante e nocivo, aggiungendo veleno a veleno. Si crea così un ciclo perverso in cui i cittadini ne fanno le spese, perché visto che Napoli non vuole o non sa differenziare e riciclare, i rifiuti vengono trasportati nelle campagne, inquinandole, per poi tornare nella città sottoforma di prodotti alimentari provenienti da allevamenti e da coltivazioni di quelle zone. Per questo noi chiediamo che questo ciclo venga interrotto e si provveda immediatamente a bonificare i terreni inquinati, che si provveda a ridurre la produzione di rifiuti e si avvii la raccolta differenziata, il riciclo dei materiali e un sistema di compostaggio per il riuso dei residui alimentari sottoforma di concime naturale."
I cittadini del cosiddetto "triangolo della morte", che comprende le aree e i comuni tra Nola, Acerra e Marigliano, denunciano l'insostenibilità di una situazione sanitaria allarmante, con tassi di decessi per malattie tumorali molto più alta rispetto alla media nazionale. "Nei nostri comuni" avvertono i rappresentanti dell'Assocampaniafelix di Nola, Giugliano e Villaricca, "esistono 39 discariche, di cui solo 4 sono legali, mentre le altre sono abusive e 18 di esse contengono rifiuti tossici. Abbiamo un impianto CDR non a norma, una centrale elettrica a turbogas e olio combustibile altamente inquinante e il fiore all'occhiello è rappresentato dal termovalorizzatore di Acerra. La media nazionale dell'incidenza dei tumori è del 14%, nei nostri comuni si arriva al 30%. Chiediamo l'immediata bonifica della terra, dell'aria e dell'acqua inquinate, che ci stanno uccidendo". Molto apprezzato anche l'intervento di padre Alex Zanotelli, da tempo impegnato nella lotta accanto ai cittadini di Acerra, di Serre, di Caserta, di Lo Uttaro e ovunque si tenti di scavalcare il diritto dei cittadini alla salute e alla vita.
Insomma, l'emergenza ambientale e sanitaria in Campania esiste, ma le si può far fronte adottando una politica che vada in direzione opposta all'incenerimento e alle discariche. In Europa la nocività di tali sistemi di smaltimento si è capita già da un pezzoe infatti nessun paese si muove più in questa direzione, ma si adottano soluzioni sostenibili, per uno smaltimento ecocompatibile. La manifestazione del 19 maggio a Napoli, ha chiesto in maniera pacifica ma a gran voce, che si cominci a pensare a una soluzione seria per uscire dall'emergenza, affiancando alla protesta anche la proposta. E la presenza massiccia di partecipanti testimonia quanto sia sentita la necessità di uscire dalla situazione attuale, perché si sta prendendo atto che tredici anni di commissariamenti non sono serviti a risolvere il problema ma hanno solo fatto in modo che fosse rimandato, rinviato, fino ad oggi. Ma ora si è giunti a un punto di non ritorno, e i cittadini sono scesi in piazza per dire Basta, per protestare contro la cattiva gestione del ciclo dei rifiuti e per chiedere che si volti pagina.