Uno scorcio di storia cancellato
Lungo via Nazario Sauro, fino ad alcuni anni fa, si poteva ammirare una delle più antiche costruzioni di Bellona da tutti chiamata “Il Mandrone”. L’edificio mostrava i segni del tempo, anche se le mura esterne erano ancora integre. “Il Mandrone” era una maestosa casa colonica suddivisa in due sezioni: sul lato sinistro gli alloggi del proprietario, mentre quello di destra era destinato alla servitù ed al fattore che curava i lavori dei campi. A piano terra si notavano il frantoio, le stalle e lo spazio destinato a custodire gli attrezzi da lavoro. La servitù alloggiava nel lato rustico ed in quello urbano viveva il proprietario che disponeva di tutte le comodità di quel tempo: il salone per le feste, l’ampia cucina con sala da pranzo, le stanze da letto con artistici mobili e le specchiere utilizzate dalla padrona e dalle figlie per farsi belle. Visitando le ampie stanze si avvertiva una strana sensazione: sembrava di sentire le voci delle giovani donzelle o il vocio degli invitati ad una festa che celebrava un matrimonio o un compleanno allietato da canti e suoni. Dalle antiche finestre, abbellite con fiori di ogni specie, sembrava vedere affacciata la padrona o le figliole che conversavano con le amiche. Il cortile era molto ampio ed i figli dei dipendenti lo utilizzavano per festeggiare il loro matrimonio. I cavalli del padrone erano alloggiati in una stalla a parte ed un servo aveva il compito di strigliarli ogni sera. In un angolo dell’ampio cortile c’era il pozzo da dove la servitù attingeva acqua da utilizzare per la cucina e per soddisfare la sete. All’angolo opposto, un terrazzo da dove il proprietario osservava i contadini al lavoro. L’ora del pranzo era scandita da una campana e di sera, la stessa, suonava per annunciare la fine della giornata lavorativa. Negli anni che seguirono la fine della II Guerra Mondiale alcune famiglie alloggiavano tra quelle mura ma, con il passare del tempo, l’edificio restò disabitato e spesso si notavano bellonesi che vi si recavano per ammirare le antiche vestigia. Nel cuore di molti cittadini è rimasto il ricordo di quell’antica costruzione da tutti considerata il simbolo di una parte di Bellona che non c’è più. Gli amministratori del tempo, forse perché in altre faccende affaccendati, non mostrarono alcun interesse per salvare un edificio simbolo medievale della nostra città. Una offesa alla storia di Bellona che va ad unirsi all’antica pavimentazione di via 54 Martiri divelta e sostituita con l’asfalto.