Viaggio di nozze nei luoghi della memoria.
Fin dal giorno della festa di fidanzamento, Mario S. e Marisa G., due giovani bellonesi, avevano espresso un loro desiderio: trascorrere la luna di miele a Vienna e poi visitare il campo di Mauthausen, uno dei più importanti campi nazisti di sterminio. Al termine del pranzo nuziale, i due novelli sposi partirono per Vienna dove visitarono i luoghi più artistici e storici dell’ex capitale del Regno Austro-Ungarico. Per ben otto giorni percorsero in lungo ed in largo la storica città e provarono una strana sensazione: sembrava di essere ritornati indietro nel tempo, quando a Vienna la vita trascorreva serena e godereccia, tra un brindisi ed un valzer di Strauss. Dopo le giornate vissute nella più completa spensieratezza , i novelli sposi decisero di recarsi a Mauthausen, una cittadina non lontana da Vienna, per visitare i luoghi dove la follia umana aveva superato ogni limite. “ Quando entrammo nel campo di sterminio di Mauthausen, ci dice Mario, provai un brivido di orrore; non riuscivo a credere che, il terreno da me calpestato, era stato attraversato da milioni di esseri umani trasformati in scheletri dalle continue sofferenze, dalle continue torture e poi ridotti in cenere. Perché accadde tutto questo, mi chiedevo” “ Osservare le camerate che ospitarono tanti derelitti, è stato traumatizzante, aggiunge Marisa la giovane sposina. Mi sembrava di udire le urla, i lamenti, le grida, i pianti di tanta povera gente indifesa. Sono rimasta profondamente addolorata nel vedere, in una camera, un mucchio di capelli; in un’altra migliaia di scarpe di adulti e di bambini. Immaginavo quando questi ultimi correvano gioiosi nei prati o quando le donne, vestite a festa, indossavano le scarpe nuove per incontrare il loro fidanzato. Nel campo di Mauthausen abbiamo visitato la stanza che ospitò la principessa italiana Mafalda di Savoia e dove è custodita una lapide che ne ricorda la morte”. “Sul cancello d’entrata, come nei cancelli di altri campi di sterminio, si legge : ‘Arbeit Macht Frei’ (Il lavoro rende liberi) e davanti a quel cancello ci fermammo un attimo, riprende Mario. Prima di varcarlo cominciai a riflettere dove mi trovavo: un luogo dove milioni di uomini, donne e bambini erano stati torturati, uccisi e ridotti in cenere che gli aguzzini usavano per concimare il terreno. In una stanza ho notato una foto gigante che riproduce donne nude e bambini, condotti verso le camere a gas e i crematori, con le facce spaurite e ignari del loro amaro destino. Al termine della visita esclamai : “Mai più guerre! Mai più campi di sterminio!”. Conclude il giovane sposo con voce rotta dal pianto.