Odiate, criticate, mai all’altezza: una lista delle migliori dieci cover sconosciute che vi faranno
Le versioni originali sono sempre le migliori, in musica più che mai. Gli “esperimenti”, visioni alternative, o cover, sono identificate come un vero e proprio sacrilegio: dagli appassionati, nonché dalla maggior parte degli artisti stessi, una non ne fuoriescono veri e propri apprezzamenti. Ma perché non dargli una possibilità? Per conoscere d’altronde le sfumature della propria voce e sperimentare nuovi generi bisogna lavorare su basi salde. Etta James, Sting, Gloria Gaynor, i Beatles, sono fra gli artisti più “sfruttati” in ambito, essendo considerati “classici” o più comunemente quelli “inconfondibili”. Navigando nel web o ascoltando le colonne sonore di film, si posso trovare svariate tipologie di cover: rivisitate per il genere, con una diversa impronta, o addirittura totalmente stravolte. Abbiamo quindi stilato una lista personale delle migliori cover sconosciute. Fra gli artisti Amy Winehouse, Norah Jones ma anche artisti non internazionali o gruppi emergenti.
1. Lauryn Hill – Can’t take my eyes of you (Gloria Gaynor): in questa versione, la ex cantante dei Fugees, riambienta un pezzo simbolo del funky in uno stile pop-rap anni ’90. Con la sua voce spettacolare, Lauryn garantisce un tocco di estrema dolcezza, rispetto alla voce squillante della Gaynor.
2. Norah Jones – Love me tender (Elvis Presley): uno dei più bei pezzi del Re del rock n’ roll che prende un tono sfumato, sognante. La voce ampia ed ovattata della cantautrice soul-jazz, trasforma il brano in un delicato sottofondo romantico.
3. Amy Winehouse – Will you still love me tomorrow (The Shirelles): unica ed inimitabile nel suo genere, Amy prende un pezzo degli anni ’60, direttamente dalla colonna sonora di Dirty Dancing, per generare un meraviglioso incontro fra la sua voce prorompente e la dolcezza della chitarra acustica.
4. Miley Cyrus (The Backyard Sessions) – Lilac Wine (Jeff Buckley): folle e criticata come pochi artisti, la giovane Cyrus mette per un attimo da parte il suo scatenatissimo mondo pop, per riaccostarsi ai piaceri della semplicità e della poesia che hanno formato Jeff Buckley.
5. Prince Buster – All my loving (The Beatles): uno dei più bei pezzi dei Beatles, ripreso in una chiave reggae anni ’60 dal cantautore giamaicano Buster.
6. The Abyssinians – Blowin in the wind (Bob Dylan): dal country-folk alle reggae, il gruppo roots giamaicano dona una punta di leggerezza ad un brano malinconico.
7. Best of Reggae Loung – Don’t dream it’s over (The Crowded House): in fatto di cover, e non, il reggae vince ancora! Una delle più belle versioni del pezzo dei Crowded. Dalla convenzionalità del suono degli anni ’80, ne deriva un brano spensierato ed immensamente dolce.
8. Peter Tosh – Here Comes The Sun (The Beatles): scritta da George Harrison per il proprio gruppo, i Beatles, viene trasformata da Tosh in un unico modo, come solo il reggae sa fare!
9. Vintage Postmodern Jukebox ft. Haley Reinhart – Creep (The Radiohead): delicatissima rivisitazione di uno dei brani simbolo dei Radiohead, proposta in chiave vintage.
10. Marcia Griffiths – Don’t Let Me Down (The Beatles): coloratissima versione di un pezzo estremamente sofferto di Paul McCartney, gestito al meglio dalla vivacissima voce della Griffiths.