PD, Emiliano si candida. Renzi: “La Politica litiga su tutto, io penso al futuro”
Ieri, il giorno della Direzione del Pd, chiamata a nominare la Commissione che gestirà il percorso congressuale, senza il Segretario dimissionario, Matteo Renzi, in viaggio per gli Stati Uniti, e senza i bersaniani. C’era, invece, Michele Emiliano che ha sciolto la riserva: resta nei democratici. Non solo; nella riunione arriva la sua candidatura ufficiale alla segreteria. “Questa è casa mia, casa nostra e nessuno può cacciarmi o cacciarci via”, dice. “Mentre la politica italiana post-referendaria litiga su tutto o quasi, il mondo fuori continua a correre. Ho deciso di staccare per qualche ora, mentre il Pd scrive le regole per il congresso e di dedicarmi ad alcuni incontri di qualità in California. Il futuro, prima o poi, torna. E allora facciamoci trovare pronti: anziché litigare sul niente, proviamo a imparare da chi sta costruendo il domani
prima degli altri”, scrive sul suo blog Matteo Renzi. “Lui è il più soddisfatto per ogni possibile scissione” ha detto Emiliano, annunciando la sua corsa per la leadership del Pd.
L’ex Premier non è stato alla direzione, perché – come spiegano i suoi – si era già dimesso da Segretario. Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e i parlamentari della loro area non hanno cambiato idea: niente direzione e niente congresso del Pd, di cui non condividono le modalità. Di fatto, sono talmente fuori dal Partito che dissentono dalla scelta di Michele Emiliano di sfidare Renzi alle primarie. “Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità, questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d’ordine rimane questa: venite, non andatevene. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del Partito e soprattutto del Paese. È tempo di rimettersi in cammino”, osservava nel presentare il viaggio negli Usa. “Mentre gli organismi statutari decidono le regole del congresso, io sono in partenza, per qualche giorno, per gli Stati Uniti”. I tempi e lo svolgimento delle assise restano, in ogni caso, un nervo scoperto. Come anche la permanenza, a Palazzo Chigi, di Paolo Gentiloni, su cui ha fatto sentire la propria voce il Presidente Emerito Giorgio Napolitano: “Il punto fermo da salvaguardare è la continuità e la stabilità del Governo”. In molti pensano che la scissione non possa tenere l'esecutivo al riparo dalle fibrillazioni politiche. Dovrebbero nascere venerdì i nuovi Gruppi Parlamentari, una trentina alla Camera e una quindicina al Senato, si calcola. Questo potrebbe, naturalmente, complicare la vita al Governo. E in particolare in Senato, dove i numeri dall’inizio della legislatura sono appesi a poche unità (7-8). Ma la presenza di possibili scissionisti nelle commissioni del Senato (presenti da uno a tre in tutte le commissioni tranne che nella Ambiente) conferma che i provvedimenti non avrebbero vita facile, anche perché è probabile che questi vorranno marcare la loro distanza su temi come tasse, welfare e misure sulla povertà. Molti, nel frattempo, gli appelli per fermare la frattura del PD. E’ angosciato Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo. “Nella patologia umana c'è anche il suicidio”; tale è infatti la scissione del Partito Democratico”, afferma. “Faccio decine di telefonate; certo non rimango indifferente a questi eventi”. E ancora: “Non mi rassegno affatto. La soluzione, per poi rimettersi insieme, non può certo essere la frammentazione”. Staremo a vedere