Intervista a Domenico Letizia
La seguente, nuova testimonianza del giovane rappresentante radicale Domenico Letizia, spazia dall'eredità morale di Marco Pannella, più viva che mai, sorgente di studi e di fermenti per iniziative, con il fine di evitare che i principi del diritto vengano violentati da un uso sbagliato del sistema giudiziario, a tematiche sempre radicate ai concetti di libertà e civiltà. Laureato in Storia, saggista ed esponente di rilievo dell'Associazione "Nessuno Tocchi Caino", Domenico Letizia, originario del casertano, che di Pannella era amico e collaboratore, si esprime anche a favore del rispetto dello Stato di diritto anche nei contesti più difficili, tra cui quello del terrorismo internazionale, che non deve portare ad una destabilizzazione che metta in discussione garanzie fiorite nel corso di tante battaglie; messa in discussione che porterebbe, peraltro, ad una spirale perversa. Domenico Letizia, inoltre, ricorda, con rinnovata energia, l'importanza primaria del principio della presunzione di innocenza, fino a sentenze passate in giudicato ed al terzo grado di giudizio; D. Letizia, in particolare, invita al più pieno garantismo nel caso dell'avvocato napoletano Vittorio Trupiano, tuttora in detenzione preventiva, oltre ad analizzare il drammatico caso di Bruno Contrada, per cui le autorità italiane sono state condannate dalla Corte Europea di Strasburgo. Di particolare interesse anche le motivazioni riguardanti la questione, di intensa attualità, della possibile eventuale della cannabis, per toglierne il monopolio alla criminalità.
Ricciardi: “Quest'anno è stato segnato dalla scomparsa di Marco Pannella, figura di spessore storico, nell'ambito poltico-sociale e culturale: puoi esprimere, in quanto giovane rappresentante radicale, alcuni degli aspetti primari e più validi dell'eredità morale ereditata da Marco Pannella? Oltre al ricordare qualcosa degli atti e principi più importanti portati avanti da Pannella, ci sono iniziative particolari che state coltivando soprattutto in suo nome?”
Letizia: “La storia di Marco Pannella è linfa per gli studiosi di storia contemporanea dell'ultimo secolo. Marco è stato il protagonista di decenni di battaglie per i diritti civili e per le libertà individuali nel nostro paese e non solo. L'ultima grande visione di Pannella è stata quella di concepire il progetto di transizione internazionale dalla ragion di stato allo stato di Diritto, attraverso la codificazione e la formulazione del diritto umano alla conoscenza, battaglia in cui il Partito Radicale, Nessuno tocchi Caino e Non c'è Pace senza Giustizia stanno centrando e ampliando la propria azione politica, anche attraverso l'impegno dell'Ambasciatore Giulio Terzi e della SIOI di Frattini. Per il "caso Italia", la battaglia principale per l'affermazione dello stato di Diritto e i diritti umani resta la riforma della giustizia, delle carceri e l'Amnistia per la Repubblica, far rientrare l'Italia nella legalità costituzionale. “
Ricciardi: “Il partito radicale transnazionale sostiene la lungimiranza di una posizione che, di fronte all'allarme, anche sociale, causato dal terrorismo internazionale, non porti a far diminuire i diritti e lo stato di Diritto; una diminuzione, peraltro, potrebbe fornire ulteriori alibi ai terroristi; puoi spiegare maggiormente questa posizione? “
Letizia: ”Si tratta di far comprendere che lo stato securitario ed emergenziale non è la soluzione politica, giuridica e sociale ai complessi fenomeni dell'attualità e non è per nulla efficace nel contrastare il fenomeno del terrorismo internazionale. La ragion di stato, che vede nello stato securitario la massima espressione, è una limitazione alla libertà individuale, innanzitutto, degli stessi cittadini di tale stato; la Francia in questo caso è davvero un laboratorio politico e seguire il dibattito che si sta svolgendo in Francia è fondamentale per comprendere i limiti dell'emergenzialismo e il perchè dell'estensione dei diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali. “
Ricciardi: “In Italia spesso si tende a dimenticare che, in linea con i principi giuridici contenuti nella Costituzione, si è presunti innocenti fino al terzo grado di giudizio almeno, e, in assenza di condanna definitiva, è giusto che valgano tutte le garanzie dei casi, che rappresentano dei diritti sacri, tra cui quello alla libertà il partito radicale, tuttavia, è in prima linea per il rispetto di tali principi di civiltà del diritto. Puoi esporre maggiormente le ragioni per cui in Italia troppo spesso non venga, nei fatti, rispettata questa impostazione? Puoi esprimere qualche esempio al riguardo, in cui una impostazione garantistica debba essere molto più nettamente portata avanti e difesa?”
Letizia: “Il problema centrale è la mancanza di un vero dibattito tra istituzioni, cittadini ed informazione pubblica sul caso giustizia nel nostro paese. Posso fare un invito? Vi invito tutti ad ascoltare i lavori dell'ultimo congresso del Partito Radicale Nonviolento svoltosi all'interno della struttura penitenziaria di Rebibbia, a cui hanno partecipato molti ergastolani e detenuti. Ascoltare le loro parole può essere istruttivo e far riflettere. Tra i vari esempi concreti di importanza del principio della presunzione di innocenza, posso ricordare quello dell'avv. Vittorio Trupiano, noto anche per posizioni contro alcune applicazioni del 41 bis, e contro l'ergastolo ostativo che, dopo un pronunciamento sfavorevole in primo grado rispetto all'accusa di avere riportato informazioni di troppo tra i clan Caiazzo e Lo Russo, proclama nettamente la propria innocenza, con motivazioni valide, che meriteranno attenzione nel seguito del processo, anche perchè già in passato fu assolto definitivamente, dopo una inchiesta della Procura guidata dallo stesso magistrato di allora. Anche il caso Contrada è eloquente: accusato di concorso esterno, la sua condanna, addirittura dopo tutto l’iter processuale, è stata considerata iniqua dalla Corte Europea di Strasburgo, che ha condannato le autorità italiane per violazione del principio di legalità, per un caso d’accusa troppo vacuo e non definito precisamente neanche all’epoca dei fatti.”
Ricciardi: “Puoi spiegarci maggiormente la vostra posizione sulla eventuale legalizzazione della cannabis, e sul perchè possa essere una questione importante?”
Letizia: “Comprendere che il proibizionismo è fallito, che la criminalità guadagna dalla vendita della cannabis e che i fenomeni sociali diffusi non si possono arrestare con l'intervento proibizionista. Legalizzazione significa intervenire su queste problematiche. “
Introduzione e quesiti di Antonella Ricciardi; settembre 2016