I luoghi della nostra memoria
Con l’arrivo dell’estate molti bellonesi residenti all’estero ritornano al loro paese nativo. Lasciarono Bellona in età giovanile e gli anni trascorsi in terra straniera non hanno essiccato le loro radici. Ogni anno ritornano e sono ansiosi di rivedere i luoghi della loro infanzia. Si incamminano, insieme ai parenti, per osservare tutto ciò che fa parte della loro memoria storica. A tutti è noto che il toponimo “Bellona” ha origine dal nome della dea pagana della guerra, sorella del dio Marte. Infatti il logo della città riproduce una donna, dalla lunga chioma nera, alla guida di un cocchio trainato da tre focosi destrieri, con in mano una lancia pronta a colpire il nemico. Il tempio della dea Bellona, dalla forma circolare ed il diametro di cinque metri, era ubicato in contrada Casale ma fu abbattuto, dalla disattenzione degli agricoltori, durante i lavori dei campi. All’interno era custodita la statua della dea e all’esterno, su un piccolo altare, si svolgevano i sacrifici in suo onore, mentre i guerrieri inneggiavano alla vittoria. Altri luoghi della nostra memoria sono: il convento sul monte Rageto, la vallata Merculone, una villa romana del II secolo a. C., l’antico Monastero dei Padri cappuccini in via Sorrentino e la cappella di S. Michele. Il Convento sul monte Rageto fu costruito nel 1100 da un nobile capuano il quale, ferito in battaglia, durante una crociata, fece voto che, se fosse ritornato a Capua, avrebbe edificato una chiesa e deposta una immagine della Madre di Dio, simile a quella che si venera in una chiesa di Gerusalemme. La chiesa fu edificata su progetto dell’architetto capuano Ambrogio Attendolo e nel 1549 fu affidata ai Padri Serviti. Nella vallata Merculone, a nord est di Bellona, esisteva un tempio dedicato al dio pagano Mercurio. Oggi si nota soltanto un filare di pietre che ne delimitano il perimetro ed i resti di un pavimento maiolicato. Della villa romana risalente al II secolo avanti Cristo, dal volgo chiamata Camerette delle Fate, si nota una maestosa cisterna che raccoglieva le acque piovane. Il resto è tuttora nel sottosuolo e si spera che un giorno sia riportata alla luce. Del monastero dei Padri Cappuccini, ubicato in via Alberto Sorrentino, resta la cappella di S. Francesco che ogni 4 ottobre accoglie i fedeli per le festività religiose in suo onore. Il Monastero, in seguito, fu adibito a Casa Comunale. Infine la cappella di S. Michele, edificata nel 1761 dalla famiglia Silvagni, dove, la mattina del 7 ottobre 1943, furono rinchiuse più di 200 persone frutto di una spietata rappresaglia da parte dei nazisti che ne fucilarono 54 a causa dell’uccisione di un loro commilitone. In memoria di tale eccidio, fu eretto, sul luogo del sacrificio, un Mausoleo che raccoglie buona parte dei resti dei 54 martiri bellonesi, ogni anno ricordati con una solenne cerimonia a cui partecipano Autorità civili e religiose.